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-Carlotta, la mucca che corre (M.Patruno2004)

CARLOTTA

La mucca che decise di correre

 

di Michele Patruno

 

 

 

 

            C’era una volta Carlotta, una mucca sempre triste.

 

            Non se ne capiva bene il motivo, ma rispetto a tutte le altre sue compagne era sicuramente la più insofferente.

 

            In effetti, la vita nella fattoria non era poi così eccitante.

 

            Il mestiere delle mucche era essenzialmente quello di sottoporsi quotidianamente al rito della mungitura e si preparavano all’evento mangiando per il resto del giorno.

 

            Nemmeno il tempo libero offriva molto, visto che si poteva solo passeggiare, chiacchierare o riposarsi un po’.

 

            Ma tutto questo non turbava le lavoratrici, visto che nessuna di loro ebbe mai a lamentarsi: ogni ruminante sapeva che quello era il suo compito, come lo era stato per le loro madri e come certamente sarebbe stato per le figlie e le nipoti.

 

            Non si poteva dire che fossero felici, ma in fondo nemmeno tristi: magari rassegnate.

 

            Eccetto una.

 

            Forse si annoiava; Lei, infatti, trovava stucchevoli i pettegolezzi delle colleghe e non era proprio il tipo che amava stare a poltrire.

 

            Probabilmente non gradiva il cibo; e come darLe torto, del resto: il Fattore acquistava il fieno sempre dallo stesso fornitore e così si erano comportati i suoi predecessori.

 

            Può darsi che La imbarazzasse essere munta; quei tubi aspiranti erano davvero indiscreti e di sicuro neanche le altre erano a proprio agio, sebbene dopo si sentissero indubbiamente più leggere.

 

            Tuttavia, queste motivazioni non erano sufficienti a spiegare la Sua tristezza.

 

            Lei era ambiziosa.

 

            Sì, anche i bovini possono desiderare di meglio e aspirare a realizzarsi !

 

            Gli unici momenti in cui sembrava che gli occhi fossero meno malinconici erano quelli in cui Carlotta si sedeva ad ascoltare i racconti di Arturo, il robusto cavallo della fattoria.

 

            Le parlava di un suo cugino, orgoglio della famiglia equestre perché, giovanissimo, era diventato un campione di trotto.

            Faceva una vita fantastica, continuamente in giro per il mondo e si godeva le migliori prelibatezze gastronomiche; frequentava gli ambienti più esclusivi, compariva spesso in televisione e la folla lo osannava.

 

            Si poteva permettere tutto questo perché aveva delle straordinarie doti naturali: si diceva che fosse più veloce del vento…

 

            La carriera del cugino di Arturo rappresentava un sogno per Carlotta, ma anche un motivo di rabbia: sapere che esisteva un mondo migliore accresceva la Sua intolleranza per la monotonia in cui era sempre vissuta con le sue apatiche conviventi.

 

            E poi anche Lei sapeva correre: la Sua linea snella e la mole contenuta Le consentivano  delle notevoli accelerazioni, sicuramente proibitive per ogni altro ruminante della fattoria.

 

            Perché non poteva diventare una campionessa ?

 

-          Che sciocchina !   -   se la ridevano le altre.

 

-          Ma perché qualcuno non Le dice che le mucche non corrono ?   -

 

Carlotta si pentì di aver rivelato alle amiche il Suo sogno e cominciò ad isolarsi sempre più. Per Lei l’atmosfera diventò presto insopportabile e questo La indusse a prendere la Sua prima grande decisione da quando era nata: doveva andarsene da quel posto.

 

Si rese definitivamente conto lì dentro non c’era alcun futuro e che ormai l’unica cosa da fare era scappare e cercare fortuna altrove.

 

Già, ma come ?

 

Lo steccato rimaneva eternamente chiuso, il Fattore preferiva scavalcarlo per non correre il rischio di dimenticarlo aperto.

 

L’altezza non era eccessiva, ma sufficiente a rendere impossibile la fuga a quelle false magre delle mucche; ma Lei era molto agile e, soprattutto dopo la mungitura, si sentiva in grado di fare salti impensabili.

 

Attese pazientemente che Le togliessero quei dannati tubi, si avviò lentamente al centro della fattoria e si mise a fissare lo steccato.

 

Trascorsero interminabili minuti, durante i quali cercò la concentrazione necessaria per un gesto che Le avrebbe dato la libertà.

 

All’improvviso cominciò a correre, con tutta la grinta che aveva; sapeva che non poteva più fermarsi e quindi aumentò lo sforzo al massimo

 

-          Santo cielo, ma cosa sta facendo ?   -   si allarmò una sua compagna.

 

-          Ma non vorrà mica tentare di saltare ? Non può farcela!   -   gridò un’altra.

 

-          Si ammazzerà !   -   sentenziò un’altra ancora.

 

E invece Lei prese il volo e, tra mille sguardi increduli, spiccò un balzo che mai si era visto da quelle parti.

 

Ma adesso doveva correre come non mai, senza sapere in quale direzione, ma certo lontano da quel posto.

 

Correva, Carlotta, correva, senza esitazioni, senza riposo.

 

Attraversò la campagna sterminata, imboccò i sentieri e le mulattiere, costeggiò i ruscelli, sfiorò i cespugli, aggirò gli alberi e si infangò gli zoccoli; ma correva.

 

-          Guarda, Papi, una mucca che corre !   -   urlò un bambino dal finestrino di una macchina.

 

         Persino il traffico della Statale sembrò fermarsi di fronte a questo spettacolo insolito.

 

         Però ad un certo punto dovette fermarsi, perché di fronte a Lei la strada era sbarrata: due auto dei Carabinieri misero fine alla sua fuga.

 

         Da una di queste scese il Fattore, allarmatissimo.

 

-          Carlotta, per l’amor del cielo, ma dove volevi andare !    -

 

Le veniva quasi da piangere per la delusione, stremata e ansimante; rimase a guardare quegli uomini, mentre tentava di farsi venire un’idea intelligente.

 

  -      Ma non capisci ?   -    sbraitò il Padrone.

 

  -      Se non ti arrendi, morirai …    -

 

Come sarebbe a dire ”morirai”?

 

Carlotta doveva morire ?

 

E perché mai ?

 

A pensarci bene, quei fucili così rumorosi servivano proprio a quello, Lei li aveva visti usare tante volte.

 

Ma sempre nei confronti delle mucche malate oppure molto avanti con gli anni.

        

         -    Per non farle soffrire…   -    Le dicevano sempre le sue amiche più grandi.

 

         Ma non poteva essere il Suo caso: Lei era ancora una ragazzina e certo non aveva problemi di salute; che c’entrava con tutto questo ?

 

         All’improvviso realizzò che forse il Fattore aveva ragione: era possibile morire pure da giovane.

 

         E non per smettere di soffrire, ma, anzi, proprio perché si vuole rimuovere la causa delle sofferenze.

 

         Una specie di punizione per non aver accettato le regole.

 

         Ma chi diavolo aveva fissato quelle regole ?

 

         Nessuno lo sa bene, ma indubbiamente qualcuno che non ha capito che le mucche non sono tutte uguali; che non si è reso conto che magari ne esiste qualcuna che non vuole stare sempre chiusa nella fattoria a mangiare e a produrre latte…

 

         Solo in quel momento comprese che l’unica alternativa era morire.

 

         E allora a Carlotta non restò che prendere la seconda ed ultima decisione della Sua vita.

 

         Decise di tornare a correre.

 

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