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- dir.penale e penitenziario in RUSSIA (R.Todini -2004)

 

LINEAMENTI  STORICI  ED ATTUALI  DI DIRITTO PENALE  E DI DIRITTO PENITENZIARIO  IN  RUSSIA

Dr. Roberto TODINI [1][2]

 

 

 

LE ORIGINI ,IL PERIODO ZARISTA E L’ INFLUENZA DEL PENSIERO DI CESARE BECCARIA  SULLA NASCITA DELLA SCIENZA PENALE IN RUSSIA .

 

Le origini

Antecedentemente al periodo sovietico la Russia era stata governata per secoli dall’ autocrazia imperiale  zarista dei  Romanov che , assurta al trono di tutte le Russie  nel 1613 con lo zar Michele , vi rimase ininterrottamente sino al 1917 ,  e poche o punto aperture liberali concesse ai propri sudditi , differentemente da quanto invece durante lo stesso periodo di tempo si verificò – più o meno traumaticamente -  in altri stati d’ Europa  ( per non parlare dell’ esperienza americana).

Relativamente alla compilazione normativa penale di tali epoche , per  trovare la prima raccolta di norme punitive conosciuta in Russia bisogna risalire alla “Russkaja Pravda” dell’ undicesimo secolo . Adottato da Jaroslav il Saggio , che regnò sul Principato di Kiev dal 1018 al 1054 , tale atto normativo , più volte modificato nei due secoli successivi , codificò in sostanza le pratiche e gli usi  sanzionatori  venutisi a formare sino ad allora  . In particolare per l’ azione considerata più grave , l’ omicidio , venne codificata ( art. 1)   la  “ vendetta di sangue” , cioè una variante della pena di morte portata ad esecuzione dai parenti della vittima.  Per la grande maggioranza delle altre violazioni venne prevista una pena pecuniaria , la “vira” , il cui ammontare poteva variare  sia in funzione del carattere e della gravità del reato , che della posizione sociale della vittima e del reo. Ad esempio , ove la vittima non avesse parenti che potessero eseguire la “vendetta di sangue” , l’ omicidio di un contadino o servo era punito con una “vira” di 5 “griba , quello di un capogruppo di villaggio con una “ vira” di 12 “griba” , mentre l’ omicidio di un amministratore del principe era sanzionato con una “ vira “ di 80 “griba”.

 La severità , peraltro non eccessiva , del sistema di sanzioni  adottato con la  “Russkaja Prava” andò gradatamente inasprendosi con il trascorrere dei secoli ( raccolte panrusse – “sudebnik” - del 1497 e del 1550) ; un tale irrigidimento lo si dovette non solo al rafforzamento della centralizzazione dello stato russo , ma anche al lungo dominio mongolo ( la     terribile   “ Orda d’ oro” ) che  dal 1240   sino alle soglie del XVI secolo tenne isolati i territori delle odierne Russia ed Ucraina dalle più importanti evoluzioni  artistiche, sociali ed intellettuali ( ad esempio , il fenomeno delle nascenti università non si estese a tali aree ) che all’ inizio del secondo millennio iniziarono a fiorire sempre più numerose  in Europa.

In tale angusto contesto non si è neanche potuta sviluppare un’ opera organica di formazione delle leggi  , per la quale si deve attendere il  1649 , quando lo zar Alessio M. emanò un codice (Ulozenie) col quale finalmente vennero  riordinate ( in verità semplicemente   raccolte ) le norme dei secoli passati .Anche tale atto inasprì le precedenti sanzioni  , prevedendo la pena di morte e pene corporali ed infamanti per una vasta serie di casi ( in particolare la pena di morte venne introdotta per più di 50 differenti fattispecie criminose ), ed introducendo la nuova specie sanzionatoria    della deportazione . Esso istituì inoltre la servitù della gleba e riuscì a rimanere in vigore sino al 1835 , anche se dovette subire , all’ inizio del 18° secolo , gli stravolgimenti apportati dalle riforme di Pietro il Grande , tendenti ad ampliare la sfera di intervento del governo imperiale in quei settori della vita della Russia che maggiormente necessitavano di forti impulsi affinchè venisse a formarsi una società finalmente moderna ed attiva , secondo il programma assai ambizioso del vigoroso zar che non venne però portato a realizzazione a causa della grande arretratezza del Paese. In materia penale , anche Pietro il Grande , con il Paragrafo Militare ( Voinskij Artikul’) del 1715, inasprì le sanzioni esistenti ( la pena di morte venne prevista per oltre 100 fattispecie ) e ne  introdusse di nuove , tra le quali è interessante segnalare  la deportazione sulle navi, indubbiamente funzionale alla costituzione coatta di equipaggi per la neonata flotta del Baltico , creata dallo zar per contrastare la potenza svedese nel corso della grande guerra nordica degli inizi del ‘700.

 

Caterina II e l’ influenza del pensiero di Cesare Beccaria sul diritto penale russo dalla fine del Settecento alla rivoluzione d’ottobre.

Qualche decennio più tardi la  zarina Caterina II , intenzionata a non lasciare il paese totalmente al di fuori delle nuove idee ormai in fermento in Europa , ed anche nel tentativo  di porre rimedio alla confusione generata dagli impetuosi cambiamenti apportati da Pietro il Grande , convocò nel 1767 una “ Grande Commissione Legislativa” composta da 564 deputati , dei quali 28 furono nominati tra i rappresentanti delle istituzioni dello stato mentre gli altri risultarono eletti dagli ordini e dalle classi libere dell’ impero : 161 tra la nobiltà terriera , 208 tra gli abitanti delle città , 79 tra i contadini di stato ed 88 tra i cosacchi ed altre minoranze nazionali . Il clero vi risultò rappresentato da un solo deputato ( ciò era in linea con l’ interesse nutrito dalla sovrana nei confronti dell’ esperienza illuminista ) . Furono esclusi i servi della gleba , che non avevano diritto ad essere rappresentati [3].

A tale Commissione la risoluta sovrana [4]  assegnò il compito di elaborare un nuovo codice delle leggi russe ; come base per i lavori , essa stessa approntò una “ Istruzione” ( Nakaz) che i 564 rappresentanti avrebbero dovuto esaminare e discutere , per fornire poi alla sovrana le  considerazioni finali.

Per la preparazione  di  tale compendioso documento ( L’ “ Istruzione “ nella sua versione definitiva consta di 655 articoli raggruppati in 22 capitoli ) Caterina II attinse ampiamente ( anzi , come lei stessa ammise , copiò ) dalle opere tradotte dei più insigni pensatori europei della sua epoca , con i quali amava intrattenere fitte corrispondenze.

Il documento spazia  in molteplici settori del diritto ( forma dello stato russo , istruzione , religione ed altro )[5], e per ognuno di essi  riporta i punti di vista e le esortazioni dell’ augusta autrice , che si rivelò assai sensibile a recepire le nuove idee in fermento in Europa , non senza però averle prima adattate , qualora lo avesse ritenuto  necessario ,alle esigenze di un regime assolutista quale era quello zarista nonché alle particolari condizioni di arretratezza e di isolamento caratterizzanti la società russa dell’ epoca  .

 

Relativamente alla parte  dedicata alla materia penale , la sovrana vi  inserì concetti rivoluzionari da poco tempo elaborati in Europa occidentale , mai espressi prima in Russia , tanto che la genesi della scienza del diritto penale in questo paese viene oggi praticamente ricondotta all’ “Istruzione” approntata da Caterina II [6].

L’ imperatrice rimase infatti assai favorevolmente impressionata dall’ “ Esprit des lois “  del Montesquieu  , e soprattutto dal capolavoro di Cesare Beccaria  , quel “ Dei delitti e delle pene” che , pubblicato nel 1764 , suscitò “immediato clamore in tutta Europa , in quanto si scagliava contro la legislazione e la pratica della giustizia , allora fondata pressochè ovunque sull’ uso sistematico della tortura , sulla pena di morte inflitta anche per delitti minori e su una generalizzata crudeltà degli apparati repressivi”[7] .

Lo spazio che all’ opera di Beccaria venne riservato nell’ “Istruzione” è superiore a quello concesso ad ogni altro autore ; difatti dei 227 articoli dedicati al diritto penale sono ben 114 quelli  riconducibili al pensatore italiano[8].

Nell’ argomentare in materia penale , Caterina II si pronunciò pertanto  per una sua decisa umanizzazione .Non c’è quindi da stupirsi che il liberalismo espresso nell’ “Istruzione” abbia prodotto una forte impressione in diversi paesi europei , tanto che l’ opera venne vietata in Francia[9]  

 

Dopo circa un anno e mezzo di lavoro la Commissione fu congedata senza che l’ auspicato nuovo codice avesse preso corpo. Motivo ufficiale di tale interruzione fu l’ imminente guerra contro la Turchia . Va detto in verità che i contrasti interni ( particolarmente acceso fu quello tra i rappresentanti dei nobili e quelli dei contadini per il problema della servitù della gleba) resero i lavori più difficoltosi. Per il giurista russo dell’ Ottocento A. Kristjakovskj , invece , la ragione principale del fallimento della Commissione andava ricercata nell’ arretratezza e barbarie della società russa , non pronta – almeno per quanto attiene la materia penale - al recepimento dei principi del Beccaria e del Montesquieu. Tale opinione trova buon riscontro nel giudizio sprezzante che lo stesso successore al trono di Caterina II , il principe Paolo , formulò sull’ “Istruzione” , da lui considerata un bel gioco i cui contenuti erano però di impossibile attuazione[10].

In effetti nella Russia dell’ epoca il grado di autoritarismo e di arbitrio nell’ esercizio del potere erano tali ( in alcuni luoghi i contadini venivano obbligati a pagare persino per potere giurare fedeltà allo zar ) da rendere assai improbabile l’ accoglimento delle nuove idee di stampo illuminista. Per dare un’ idea di tale situazione basti dire che quando Caterina II propose di abolire la tortura , le fu risposto che “in tal caso nessuno si sarebbe più potuto addormentare certo di potersi  risvegliare l’ indomani” . E la tortura rimase [11].

 

Ma  se all’ “Istruzione” non seguì l’ adozione del nuovo codice di leggi per il quale questa era stata espressamente  redatta dalla sovrana , nondimeno , e nonostante la sua limitata possibilità di circolazione nel paese [12], con essa vennero comunque introdotte  nella società russa le nuove idee ad ispirazione profondamente umanitaria già in fervente elaborazione in Europa. E tra queste , l’ importanza – già ricordata - delle intuizioni di Cesare Beccaria ha fatto scrivere che l’ opera dello scrittore italiano “ha allevato il diritto penale russo sin dalla culla , preparando gradualmente il terreno per una trasformazione delle leggi in senso democratico” [13]

Vari pubblicisti dell’ epoca, influenzati dalle idee del Beccaria, espressero nelle loro opere la necessità di umanizzare il diritto penale . Tra essi si collocano F.Usakov,  A. Radiscev ed il criminalista G.Solncev , autore di uno dei primi corsi di diritto penale russo.  

Le nuove idee umanitarie dispiegarono i propri effetti anche nel settore dell’ esecuzione delle pene e del trattamento dei condannati. Già Caterina II aveva iniziato ad interessarsi al miglioramento della vita nelle carceri. Nel 1819 a Pietroburgo venne fondata l’ “Associazione di tutela per le carceri” il cui statuto prevedeva , tra l’ altro , l’ assistenza alla rieducazione morale dei delinquenti ed il miglioramento delle condizioni di detenzione[14].

 Anche la “Raccolta delle leggi dell’ impero russo” approntata  durante il regno dello zar Nicola I da M.M Speranski recepì alcune idee di ispirazione umanitaria. La “raccolta” entrò in vigore nel gennaio 1835 , in sostituzione dell’ ormai secolare codice di Alessio , e rimase in vigore sino al 1917.

 

Maggiore influenza esercitarono i principi a contenuto umanitario sulle riforme giudiziarie che , incluse in un più vasto piano riformatore[15] ,ebbero inizio nel 1864 sotto il regno dello zar Alessandro II [16]. Il sistema giudiziario venne reso indipendente da quello esecutivo , compresavi la procedura di trasferimento dei giudici. Il processo acquisì buoni connotati di oralità e di pubblicità. Le parti dinanzi al giudice dovevano essere assistite da legali ( sino a tale momento la professione di avvocato in Russia aveva    avuto  un’ importanza assai marginale). Vennero razionalizzati i ben ventuno tipi di rito dibattimentale esistenti . Per giudicare dei delitti più gravi si previde la costituzione di una giuria. Tutti i russi vennero dichiarati uguali dinanzi alla legge.

Sempre nell’ ambito di tali riforme fu emanato , nel 1863 , un decreto col quale vennero abolite alcune delle pene più crudeli . Nel 1864 venne emanato un Regolamento sulle pene che pose limiti temporali all’ arresto ed alla carcerazione , e che all’ epoca fu apprezzato per l’ umanità delle disposizioni introdotte.

 L’ opera di Cesare Beccaria ispirò gli artefici di queste riforme a tale punto che uno dei più illuminati tra  essi , Serghei Zarudnij , collaboratore del ministro della giustizia Zamjatnin , arrivò a dire che “ il libro del Beccaria non è un  libro italiano , ma un libro russo scritto però in italiano”.

 

LA FINE DELL’ EPOCA ZARISTA

 

Agli inizi del XX secolo  l’ impulso riformatore si tradusse nell’ adozione , il 22 marzo 1903 , di un codice penale che , tecnicamente , viene considerata un’ opera assai moderna se confrontata con i codici penali all’ epoca vigenti in Europa[17] . Purtroppo , un tale spirito liberale venne a scontrarsi fortemente con l’ ottusità forse non emendabile dell’ autocrazia zarista ,  che ,tra l’altro ,favorì indubbiamente l’ accadimento degli eventi rivoluzionari del 1917.

 Comunque , in tali difficili anni entrò in attività , anche se per soli 12 anni , la Duma ( dal russo dumat’ : pensare) , prima istituzione elettiva  parlamentare per quel Paese . Tale sfortunato tentativo di democratizzazione della società russa rappresentò , in ogni caso , un importante elemento di crescita politica e sociale e , in quanto tale , viene oggi ricordato con orgoglio  .

 

La  prima Duma russa[18].

All’ indomani della disastrosa guerra contro il Giappone del 1905 lo zar Nicola II , sollecitato dall’ ala liberale del Governo personificata nello stesso premier S.I. Vitte , emanò il 6 agosto 1905 il Manifesto e la legge sull’ istituzione della Duma di Stato , invitando i cittadini russi a partecipare alla procedura di formazione delle leggi  tramite  l’ elezione di propri  rappresentanti  ad una nuova “ istituzione di consultazione legislativa” . Pertanto , secondo gli intendimenti iniziali dello zar e della sua amministrazione la Duma avrebbe dovuto esercitare funzioni unicamente consultive ; con un nuovo manifesto del 17 novembre 1905 tali funzioni vennero  estese  all’ iniziativa legislativa , anche se le proposte di legge avrebbero dovuto essere sottoscritte da almeno 30 deputati.

Che in sostanza , però , l’ autocrazia zarista avesse punto intenzione di privarsi di pressoché alcuno dei propri poteri assoluti lo si ricava dall’ esame delle disposizioni  contenute  nella legge elettorale del 1905 e nella raccolta di leggi del 1906 .

Con la legge elettorale del dicembre del 1905 venne disciplinata la procedura per l’ elezione della prima Duma. In particolare , vennero previsti quattro tipi di collegi elettorali : dei proprietari terrieri , dei cittadini , dei contadini e degli operai. Dal voto furono esclusi i minori di 25 anni , le donne , i militari ed una serie di minoranze etniche.

Vennero altresì introdotte norme a sfavore delle categorie sociali più basse. In primo luogo , nei collegi operai vennero ammessi a votare solo coloro che lavoravano in imprese con almeno 50 dipendenti. In più , il procedimento elettorale era a doppio turno per proprietari terrieri e cittadini mentre era a terzo e quadruplo turno per contadini ed operai ; inoltre , per eleggere i “grandi elettori” vennero previsti collegi dei proprietari terrieri di soli 2.000 elettori , collegi cittadini di 4.000 elettori , mentre ogni collegio di contadini doveva essere composto da 30.000 elettori , ed ogni collegio di operai da 90.000 elettori. Il numero dei deputati oscillò nel tempo da 480 a 525 membri.

Il 23 aprile 1906 lo zar approvò la “raccolta delle principali leggi statali” , che avrebbero potuto essere modificate dalla Duma solo previa iniziativa dello stesso sovrano. Inoltre , in essa vennero inserite varie limitazioni all’ attività del costituendo organo elettivo. In primo luogo , ogni legge avrebbe dovuto essere approvata dallo zar. Inoltre, il governo e tutto l’ esecutivo vennero posti alle sue assolute dipendenze : quindi , la nomina del premier e dei ministri , la direzione della politica estera , la dichiarazione della guerra e la conclusione della pace  risultarono di competenza esclusiva di Nicola II . Ed ove  ciò  si fosse rivelato insufficiente alla conservazione integrale di tutto il potere assoluto , il “paragrafo speciale 87” della raccolta conferì allo zar la facoltà di adottare nuove leggi in piena autonomia tra una sessione e l’ altra della Duma ; e Nicola II si avvalse largamente di tale strumento.

 

La prima Duma tenne un’ unica sessione , e la sua attività si svolse dall’ aprile al luglio del 1906. In essa furono eletti rappresentanti di vari partiti politici , con preponderanza dei cadetti ( 179 deputati ) e dei rappresentanti del partito agrario-lavoratore ( 105 deputati).Sin dai  primi giorni di lavoro il neonato parlamento russo tentò di mitigare l’ autoritarismo zarista e  governativo , chiedendo tra l’ altro l’ amnistia per i detenuti politici , l’ effettiva realizzazione delle libertà politiche e presentando quasi 400 interpellanze sulle attività illecite del governo. Conseguenza di tale attivismo fu il suo scioglimento , dopo soli 72 giorni , da parte dello zar .

La seconda Duma non ebbe vita più lunga: tenne anch’essa una sola sessione , e la sua attività si svolse dal febbraio al giugno 1907. Per la provenienza politica dei suoi membri essa , a dispetto delle aspettative dell’ amministrazione zarista , risultò ancora più a sinistra della prima , e dopo un periodo di pesanti contrasti con l’ esecutivo venne , il 3 giugno 1907 , sciolta dallo zar , che per l’ elezione della successiva Duma adottò una nuova legge elettorale.

La nuova legge elettorale produsse i  frutti sperati : a far parte della  terza Duma entrò un numero  notevolmente accresciuto di deputati fedeli al regime zarista , e pertanto , unica tra le quattro , durò per tutto il periodo quinquennale previsto dalla legge elettorale ( dal novembre 1907 al giugno 1912) e tenne in tutto cinque sessioni In tale contesto i deputati dell’ opposizione utilizzarono largamente il sistema delle interpellanze per esprimere i propri dissensi.

La quarta ed ultima Duma della Russia zarista operò dal novembre 1912 all’ ottobre 1917 e tenne cinque sessioni. Essa non differì per ispirazione politica dalla Duma che l’ aveva preceduta , e non riuscì ad impegnarsi in attività di ampio respiro a causa della gravità della situazione nella quale il coinvolgimento del paese nella prima guerra mondiale la costrinse ad operare.  Venne definitivamente sciolta dal governo provvisorio il 6 ottobre 1917.  A breve   sarebbe poi stato instaurato   il regime sovietico.

 

 

 

IL PERIODO SOVIETICO

 

La dottrina del comunismo

Va preliminarmente posto in evidenza che i fondamenti del sistema normativo formatosi in Russia dopo la caduta del regime zarista  non possono essere studiati se non alla luce della dottrina politica  del comunismo  , dominatrice ed  invasiva di ogni settore della inedita forma di stato venutasi a creare , e della quale si fornirà qui di seguito qualche cenno.[19]

Il regime sorto con la rivoluzione d’ ottobre nel 1917  conteneva  nel proprio programma come fine ultimo il completo annientamento di quegli strati della società ( c.d. classi borghesi ) che , secondo la  predetta  dottrina  politica  ,  sin  dal  diciottesimo  secolo  ,  a  seguito  del vistoso aumento della

produzione derivante dall’ industrializzazione , avevano provveduto ad instaurare un regime capitalistico e classista , escludendo cioè dalla proprietà dei mezzi di produzione coloro i quali con tali mezzi lavoravano e materialmente producevano (classi lavoratrici) , e procedendo così ,in sintesi , al loro sfruttamento.

La classe lavoratrice , pertanto , una volta conquistato il potere politico avrebbe dovuto immediatamente imporre la propria dittatura ( dittatura del proletariato) alle altre classi che in precedenza la sfruttavano ( le classi borghesi) , come in effetti in Russia avvenne . Nel corso della dittatura del proletariato si sarebbe poi dovuto perfezionare il completo annientamento delle sopraindicate classi sfruttatrici , con il conseguente ritorno dei mezzi di produzione a coloro che con tali mezzi lavoravano e quindi producevano .

Avvenuto ciò , la società  sarebbe risultata  finalmente composta da un’ unica classe trionfante , quella dei lavoratori , avverso la quale non avrebbe più avuto senso il perdurare del regime dittatoriale  [20] in quanto i conflitti di classe non sarebbero più esistiti ed ogni persona avrebbe raggiunto , grazie anche alla ricevuta educazione ai principi della vita comunista ,   un livello di coscienza socialista talmente elevato da renderla assolutamente consapevole  dei propri obblighi verso gli altri e verso la collettività in generale , e l ‘intera società sarebbe quindi  divenuta finalmente matura per il proprio autogoverno. Ciascuno avrebbe  saputo spontaneamente cosa fare e cosa non fare , e non sarebbe più stata necessaria l’ esistenza di strutture-guida quali lo stato , che secondo la concezione marxista è un apparato la cui presenza si rende indispensabile unicamente in quelle società ove si debbano dirimere conflitti di classe , e nemmeno di norme regolamentatici della vita sociale , cioè del diritto , visto che – come si è in precedenza accennato – nella società comunista ognuno avrebbe potuto costituire la guida di se stesso[21].         

 

Il concetto di reato nel diritto sovietico

La costruzione della società comunista venne posta quindi a traguardo di un’ attività programmatica politico-sociale che per la prima volta nella storia apertamente disciplinò la dittatura della  classe sociale che si considera oppressa nei confronti della classe ritenuta oppressore.

Gli artefici della rivoluzione d’ ottobre erano ben  consci della novità assoluta mondiale della loro proposta politica nonché delle sue devastanti conseguenze per i regimi “borghesi” qualora fosse giunta a buon fine , ed avvertirono pertanto sin dai primi momenti la necessità di difendere il cammino  verso la realizzazione del comunismo dai nemici esterni ed interni alla Russia . Per meglio proteggere dagli attacchi di tali supposti aggressori  i successi ed i programmi della classe lavoratrice , ad essi venne garantita una tutela suprema , sicuramente superiore a quella accordata ai diritti dei singoli. La necessità   , politicamente annunciata , di dovere tutelare  tale primaria esigenza tramite l’ eliminazione anche fisica di coloro che si fossero contrapposti alla realizzazione del comunismo  costituì   il punto di insorgenza della concezione classista che la dottrina sovietica ebbe della più grave violazione della legge  , cioè il reato [22]. Per gli studiosi sovietici  non erano difatti considerate  ammissibili  concezioni morali universalmente condivise , in quanto a loro avviso ogni classe sociale annetterebbe un proprio esclusivo contenuto al significato dell’ onore , della pietà , dell’ onestà , e quindi non era di conseguenza da costoro accolta l’ ipotesi che uno stesso fatto potesse ricevere una identica valutazione morale - positiva o , nel caso di un reato ,negativa che fosse - da parte di tutte le classi della società . Erano invece più propensi a ritenere  come gli  antagonismi – prevalentemente di natura economica - tra  classi fossero destinati a concretizzarsi  in  atti di contrasto di una classe verso l’ altra , e che la classe dominante avrebbe di conseguenza considerato gli atti della classe avversa come una minaccia al sistema vigente . Di conseguenza ,  in costanza di dittatura del proletariato le azioni che avessero gravemente violato i precetti imposti  vennero ritenute costituire pericolosi atti di opposizione alla costruzione del socialismo  commessi da anticomunisti o da elementi deviati del proletariato [23] , e dai quali l’ ancor fragile ed isolata (nel mondo) società sovietica si sarebbe dovuta  difendere adottando provvedimenti  non finalizzati  alla vendetta , od al causare inutili sofferenze al  reo [24]  , ma volti alla protezione  - per usare le espressioni  del codice penale del 1926 - “ del regime sovietico e dell’ ordine giuridico instaurato dal governo degli operai e dei contadini”, tant’ è che sin dal primo codice penale del 1922 ad essi non venne data la denominazione di “pena” , ma quella di “misura di difesa sociale”[25].

 

 La genesi dei sopra esposti orientamenti in materia penale da parte del legislatore e degli studiosi sovietici  viene da più autori attribuita all’ influenza del pensiero della scuola positiva italiana ed in particolare del Ferri [26] .

 

 

La funzione della norma di diritto.

L’ esigenza concreta di dovere perseguire l’ eliminazione dei nemici di classe e la realizzazione della società comunista condizionò fortemente i momenti di produzione, di interpretazione e di applicazione delle norme giuridiche.

Nella futura  società comunista ogni norma  non avrebbe avuto ragione di essere in quanto ognuno avrebbe saputo cosa fare e cosa non fare; durante la transizione verso di essa , però  ( quindi in costanza di dittatura del proletariato) , per l’ eliminazione dei nemici di classe e l’ educazione delle masse al socialismo si sarebbero dovuti adottare precisi precetti normativi di ispirazione  opposta a quella caratterizzante , secondo gli studiosi sovietici , i precetti in vigore nelle società ove sussisteva un consolidato dominio della classe borghese . Costoro attribuivano difatti alle norme in vigore nelle società borghesi lo scopo supremo di difesa delle posizioni di potere acquisite , e delle strutture sociali consolidate , dalla classe dominante .

In costanza di dittatura del proletariato , invece , le norme giuridiche vennero  subordinate al rafforzamento dell’ ancora fragile regime ed al conseguimento di ciò che sarebbe ancora dovuto divenire , cioè il comunismo realizzato. Pertanto , non in funzione conservativa dell’ esistente ma in funzione costruttiva del nuovo avrebbe dovuto operare il diritto sovietico. A corollario di tale impostazione , gli studiosi sovietici ritennero che il rispetto formale del dettato normativo avrebbe dovuto essere abbandonato qualora l’ organo incaricato di interpretare e di porre in applicazione  le leggi  ( quindi , il giudice )  avesse ritenuto più idonea al conseguimento degli obiettivi indicati dalla dottrina del comunismo l’ adozione di una  soluzione divergente da quanto in esse previsto  , oppure di una soluzione non normativamente codificata . In presenza di tali situazioni , il limitarsi all’ applicazione formale delle norme  venne difatti ritenuta espressione di una  “legalità borghese”  tesa piuttosto a conservare l’ esistente , mentre ad essa avrebbe dovuto sostituirsi un concetto più dinamico e creativo di legalità , la c.d. “legalità rivoluzionaria” , in base al quale l’ adozione di soluzioni   non disciplinate  dalle norme in vigore od addirittura da esse difformi , ma  ritenute in concreto più confacentisi agli scopi rivoluzionari avrebbe dovuto essere preferita all’ applicazione formale delle norme stesse.

La “conformità allo scopo rivoluzionario” costituisce quindi la chiave di lettura per la comprensione del significato dell’ intera normativa sovietica. Ad essa avrebbe dovuto ispirarsi ogni momento decisionale o valutativo che avesse avuto luogo in qualsivoglia settore della società. Un sistema che individua nei conflitti – quasi esclusivamente di natura economica – tra classe oppressa e classe dominante la genesi esclusiva di ogni fenomeno sociale ( ivi inclusi , come prima si è visto , i reati ) può avere innanzi a se due scelte tra loro alternative: o un conflitto  permanente tra le classi sociali , o l’ eliminazione fisica di una classe sociale da parte dell’ altra.   La scelta della seconda soluzione esige un impiego , da parte della classe al potere ( nello specifico caso , il proletariato) , dei mezzi di governo a disposizione ( inclusivi gli strumenti normativi) finalizzato non al contemperamento di contrapposti interessi , ma al conseguimento dello scopo prefissato .

Quindi i giudici sovietici avrebbero dovuto abbandonare l’ osservanza   del contenuto letterale della norma  qualora ,  illuminati dalla propria “coscienza giuridica socialista” , avessero valutato , in ossequio ai principi ispiratori dell’ ideologia comunista , concretamente più rispondente ad essi una soluzione diversa da quella indicata dalla legge in vigore .

 

Aspetti di alcuni singoli istituti e di alcune norme.

L’ impiego dello strumento normativo in funzione esclusivamente politica  trovò espressione , in materia penale , nell’ adozione di particolari istituti giuridici , alcuni dei quali con estrema difficoltà potrebbero conciliarsi con una corretta  tutela dei diritti dei singoli.

 

Tra di essi , l’ estensione analogica delle norme penali ricoprì un ruolo di primaria importanza.  L’ analogia in materia penale venne introdotta con il codice del 1922 (art. 10 ) , ed il codice del 1926 la confermò in vigore [27] ; venne rimossa solamente con il codice del 1961 , quando la società sovietica venne ritenuta sufficientemente solida [28]da poter fare a meno di un istituto così lesivo del principio di legalità [29]. L’ analogia in materia penale venne , secondo alcuni autori [30], introdotta allo scopo di far fronte all’ assoluta inadeguatezza delle fattispecie penali pre-sovietiche a ricomprendere tutte le nuove tipologie di comportamenti che , considerati leciti in epoca “borghese” , gli esponenti bolscevichi ritenevano ora contrastanti la realizzazione del comunismo [31].

 

Un altro importante istituto scaturì dalla concezione classista del reato  , ed a corollario della quale la  pericolosità sociale  venne considerata  elemento costitutivo  di esso[32] ; difatti , qualora, dopo la sua commissione ,ed “a causa della lieve entità e per mancanza di conseguenze nocive”[33],oppure “per variazione della congiuntura”[34], il singolo fatto criminoso avesse in concreto perduto il proprio carattere di pericolosità sociale , l’ autore di esso non ne avrebbe penalmente risposto.

In ossequio al principio della conformità allo scopo rivoluzionario, si volle con questo istituto “impedire che una formale aderenza al contenuto dell’ articolo costringa il tribunale ad emettere sentenza di condanna quando , valutata nel suo complesso , l’ azione del giudicabile non presenta , all’ atto del giudizio, quel minimo di pericolosità sociale che per l’ art. 6 deve ritenersi elemento essenziale del delitto”[35]

 

Di notevole rilievo è anche la codificazione della differenza di trattamento alla quale erano soggetti i cittadini sovietici in funzione della classe sociale di provenienza , indipendentemente dalla gravità del fatto commesso. I “Principi fondamentali della legislazione penale dell’ URSS” emanati nel 1924 , ed ai quali si sarebbero dovuti ispirare gli estensori del codice penale della RSFSR del 1926 , disciplinarono il principio di discriminazione classista , ai quali i tribunali sovietici avrebbero dovuto attenersi. Più in particolare , pene più severe avrebbero dovuto essere applicate qualora il reo fosse stata persona “legata ad interessi del passato o proveniente dalla classe di coloro che sfruttavano il lavoro altrui ( art. 31) , mentre pene più lievi , a parità di circostanze , avrebbero dovuto essere comminate qualora l’ autore del reato fosse stato un operaio od un contadino.

 

 

Inoltre , in contrasto con il principio della responsabilità personale in materia penale , con l’ articolo 58 del codice penale del 1926 ( relativo ai  reati controrivoluzionari) venne disposto che “gli altri componenti maggiorenni della famiglia del traditore che convivevano con lui o che erano a suo carico al momento del commesso delitto soggiacciono alla privazione dei diritti elettorali ed al confino in determinate regioni della Siberia…”[36].

 Sempre il citato articolo 58 dispose , in contrasto con il principio di irretroattività , che “ la lotta attiva contro la classe degli operai e contro il movimento rivoluzionario , dimostrata con incarichi segreti o di responsabilità esplicati sotto il regime zarista ……, cagiona le misure di difesa sociale …”

Degna di menzione è anche la disposizione sullo stato di legittima difesa , riportata all’ articolo 13 del codice penale della RSFSR del 1926 ; in base ad essa , le condizioni per la sussistenza di tale particolare stato vennero estese anche al caso in cui l’ atto fosse stato commesso per scongiurare “un attentato al  potere sovietico”. Tale estensione venne confermata , all’ articolo 13 , anche dal codice penale della RSFSR del 1961. 

Ed in caso di  “pericolo di un danno agli interessi dello stato sovietico”[37]  , avrebbe potuto essere applicata anche la scriminante dello stato di necessità.

 

 

Cenni storici
In un pur se succinto excursus storico  della legislazione penale sovietica , deve essere adeguatamente risaltato  il periodo iniziale  dalla rivoluzione del 1917 alla pubblicazione del primo codice del 1922 . Nel corso di tale lasso di tempo  venne portata a compimento una violenta opera di annientamento dell’ impalcatura istituzionale , sociale e legislativa dello sconfitto regime zarista . Contestualmente iniziarono a venir strutturate dal nulla le basi del nuovo regime , secondo i dettami dell’ ideologia considerata espressione di quella classe sociale – il proletariato - che mai prima di allora si era impadronita del potere in alcun paese del mondo; non ci si deve stupire quindi se i tentativi volti alla  creazione del primo ordinamento giuridico su basi socialiste avvennero attraverso l’ adozione di provvedimenti[38] inediti , a volte quasi “sperimentali” ,  sottoposti comunque a continue modifiche [39] .

L’ esigenza di una corretta impostazione della politica criminale richiese però quasi da subito una puntuale individuazione di quei nuovi principi generali , ispirati dall’ ideologia comunista ,  che lentamente iniziavano a prendere forma ; ed il primo importante atto normativo che soddisfacesse tale esigenza fu emanato dal commissariato popolare alla giustizia il 12 dicembre 1919 , e venne denominato “ Principi direttivi di diritto penale della repubblica sovietica russa” . In effetti , nei 27 articoli di tale norma trovarono espressione i più importanti concetti del nascente diritto penale sovietico : la concezione del reato come azione socialmente pericolosa (art. 6) , la non punibilità delle azioni che abbiano perso il carattere di loro pericolosità sociale (art. 16) , la funzione protettiva della società attribuita alla pena (art. 10) , e l’ inutilità di sottoporre , tramite essa , il reo ad inutili sofferenze.

La loro individuazione consentì la successiva stesura del primo codice penale , pubblicato nel 1922 durante il difficile periodo della n.e.p. . Esso era composto da una parte generale e da una parte speciale ; tra le disposizioni di rilievo contenutevi vi furono l’ introduzione dell’ analogia , alla quale in precedenza si è accennato , e l’ utilizzo , accanto al termine “pena” , del termine “misura di difesa sociale”.

Nel dicembre del 1922 il primo congresso dei soviet dell’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche adottò il trattato per la costituzione dell’ URSS[40] . In esso , nonché nella prima costituzione dell’ URSS del 1924 , venne sancito che in materia penale all’ URSS sarebbe spettata l’ emanazione di principi fondamentali obbligatori per tutte le repubbliche , le quali ultime avrebbero poi dovuto ciascuna emanare il proprio codice osservando i predetti principi .

I  “Principi fondamentali “ vennero emanati nell’ ottobre del 1924. Essi contenevano l’ invito, rivolto ad ogni repubblica , a promulgare nuovi codici penali , con conseguente armonica applicazione di concetti comuni a tutta l’ URSS. Inoltre , con essi il termine “pena” venne definitivamente abbandonato a favore del termine “misura di difesa sociale”.

Il periodo di codificazione da parte delle singole repubbliche andò dal 1926 al 1935. La RSFSR adottò il proprio codice nel novembre 1926 ; esso costituì la norma fondamentale della politica  criminale sovietica per oltre tre decenni , sino al 1961.

 

Dalla fine degli anni ’20 le aspettative per un affievolimento delle rigide condizioni imposte dalla dittatura del proletariato - che iniziava ad essere reclamato anche perché delle cosiddette classi nemiche ormai non rimaneva granchè - vennero violentemente frustrate dall’ inasprimento dell’ attività repressiva ordinato da Stalin e posto in essere dai suoi collaboratori al dichiarato scopo di eliminare presunti sabotatori ed i superstiti nemici del regime [41].

Tale involuzione è riflessa anche nelle vicissitudini della normativa sul trattamento dei condannati[42]

A partire dalla metà degli anni ’30 viene poi ad essere recuperato il termine “pena “ in luogo della “misura di difesa sociale”[43]

Con la nuova Costituzione  del 1936 venne prevista ( articolo 14 )l’ emanazione di un codice penale unico per tutte le repubbliche sovietiche . Tale codice unificato non vide mai la luce . Dopo la morte di Stalin , si procedette alla graduale eliminazione degli eccessi repressivi creatisi.

Nel 1958 il Soviet Supremo dell’ URSS , in linea con le direttive liberalizzatici emerse nel corso dello storico XX congresso del partito comunista , emanò nuovi “Principi fondamentali” che reintrodussero la codificazione penale  da parte delle singole repubbliche . Inoltre , con tali principi vennero ammessi importanti cambiamenti verso una maggiore legalità , compresovi il divieto di  analogia .

Il codice penale adottato dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa entrò in vigore il primo gennaio 1961 , e vi rimase  sino al 31 dicembre 1996.

 

 

 

IL PERIODO  ATTUALE

 

La Federazione Russa , succeduta agli inizi degli anni ’90  alla dissolta  Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche , ha vissuto nel primo decennio della sua storia una intensa attività legislativa , volta ad adeguare il diritto in vigore in epoca sovietica alla nuova forma di Stato venutasi a creare .

Innanzitutto , il  consolidamento delle architetture  socio-politiche della neonata formazione statale ha imposto una rapida  individuazione dei nuovi valori sociali considerati meritevoli della massima tutela , poi cristallizzati nella Costituzione adottata con plebiscito universale il 13 dicembre del 1993 , e  finalmente compatibili con la concezione di uno Stato democratico di diritto , nonché con le norme internazionali poste a tutela dei diritti dell’ uomo .[44]

Come logica conseguenza , dovette mutare gran parte della legislazione positiva  in vigore nella disciolta Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa ( R.S.F.S.R.) ; si procedette pertanto alla riscrittura  del   codice civile ( 1994) , del codice di famiglia (1995) , del codice delle acque (1995) , del codice dell’ aria (1997) , del codice doganale (1993) , del codice processuale di arbitrato (1995) , del codice dei boschi (1997) , del codice urbanistico ( 1998) , del codice di bilancio (1998) , del codice tributario (1998-2000) ,   del codice penale dell’    esecuzione ( 1997) , del codice del lavoro , del codice per le violazioni amministrative e del codice di procedura penale ( tutti promulgati nel 2002 ).

Per quanto attiene la normativa penale sostanziale  , come avanti più diffusamente si illustrerà  il 1 gennaio 1997 è entrato in vigore il nuovo codice penale della Federazione Russa , che ha sostituito il vecchio codice penale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa [45],  in vigore sin dal 27 ottobre 1960.   

 

 

La riforma penale.

 

“Rispondere con la testa” , cioè con la propria vita : tale è l’ antica espressione dalla quale deriva l’ odierno termine che in Russia definisce il “diritto penale” ( ugolovnoe pravo ; e difatti , in russo golova significa testa ), ed alla quale  letteralmente meglio si adatterebbe , in lingua italiana . l’ espressione “diritto capitale”.

Se i contenuti delle legislazioni penali della Russia zarista e di quella sovietica potevano , in grado diverso , riflettersi in tale severa espressione , lo stesso non può dirsi per i contenuti della complessa ristrutturazione legislativa ancora in fermento nella  Russia di oggi la quale , come in precedenza accennato , si sta sforzando di adeguare  i propri strumenti legislativi ed istituzionali affinchè siano garantiti al massimo grado quei valori ora finalmente considerati meritevoli della più elevata tutela : i diritti e le libertà della persona[46].   

 

Già nei “Principi della legislazione penale dell’ URSS” adottati nel 1991 , e che ovviamente non furono mai tradotti in norme vigenti a causa della successiva dissoluzione dell’ Unione Sovietica , vennero inseriti importanti elementi innovativi , in seguito  inclusi nei progetti per l’ elaborazione del codice penale della Federazione Russa.

La legislazione penale attualmente in vigore è stata elaborata , come già accennato , nel quadro di una più ampia riforma legislativa resa necessaria dai radicali cambiamenti sociali , politici ed economici avvenuti nel paese sin dai primi anni ’90 , con i quali il sistema normativo precedente non poteva più confrontarsi . In questo ambito ,  il perfezionamento di  istituti che  potessero garantire una efficace lotta a fenomeni criminosi nuovi ( soprattutto quelli legati alla nascente economia di mercato ) ed in espansione senza pregiudicare il libero esercizio delle libertà fondamentali del singolo individuo ,compresse durante l’ era sovietica ,ha costituito un  argomento di confronto assai serrato tra gli studiosi russi    [47] , ed a tutt’oggi assolutamente non sopito .

 

Con l’ entrata in vigore  della nuova Costituzione ( la prima dopo il disfacimento dell’ URSS) nel 1993 furono introdotti , tra gli altri , fondamentali principi ai quali il legislatore penale ha dovuto iniziare ad attenersi nell’ adottare nuove norme o nel modificare norme vigenti , sia di carattere sostanziale che di carattere processuale. Più in dettaglio ,  la Costituzione si premura di tutelare il diritto di ognuno alla vita ed alla propria dignità , libertà e riservatezza ( artt. 20,21,22 e 23 della Costituzione [48]) ; ricevono tutela costituzionale i diritti e le libertà della persona , e ne viene garantita la  tutela giudiziaria presso il tribunale precostituito per legge ( artt. 45, 46 e 47 della Costituzione[49] ) ; ad ogni imputato vengono garantiti i diritti all’ assistenza legale , alla presunzione di innocenza , a non essere condannato più volte per lo stesso reato , alla raccolta legale delle prove ed all’ appello ( artt. 48,49 e 50 della Costituzione[50]) ; non può imporsi l’ obbligo di testimoniare contro se stesso ed i propri congiunti ( art. 51 della Costituzione [51]) ; inoltre , vengono riconosciuti i diritti delle vittime nonché l’ eventuale diritto al risarcimento statale ( artt. 52 e 53 della Costituzione[52]). 

I progetti per l’ elaborazione di un nuovo codice penale inizialmente erano due .A seguito dei lavori dei comitati della Duma essi  confluirono in  un unico progetto che , nella sua prima presentazione al Presidente della Federazione Russa nel 1995 , non venne approvato [53]; anzi , con  decreto del 6 luglio 1995 “Sull’ elaborazione del concetto della riforma giuridica del paese” , il  Presidente della Federazione Russa indicò tra i supremi indirizzi di questa riforma [54]la predisposizione di un sistema normativo che fornisse reali garanzie ai diritti ed agli interessi della persona , nonché di un sistema normativo e di istituzioni per il miglioramento del contrasto al fenomeno criminale[55].

Così   la Duma di Stato continuò i propri lavori ed il 24 maggio 1996 adottò il Codice Penale della Federazione Russa , che entrò in vigore il 1° gennaio dell’ anno successivo. Esso consta di 360 articoli (104 per la parte generale ) ripartiti in 12 titoli e 34 capitoli.[56]

 

 

All’ entrata in vigore del codice penale  ha fatto immediato seguito , il 1° luglio 1997 , quella del nuovo codice penale dell’ esecuzione ( c.d. codice penitenziario) , anch’ esso fortemente ispirato ai  principi di umanizzazione del diritto e  della pena recentemente accolti ( pur se perplessità suscita la fragilità dei concreti strumenti predisposti  per il loro effettivo godimento da parte dei soggetti detenuti [57]). In applicazione di tali principi ,con decreto presidenziale emanato il 1° settembre 1998 l’ amministrazione delle carceri è passata dalle competenze del Ministero degli Interni a quelle del Ministero della Giustizia ; successivamente , nel 1999 , è iniziata l’ elaborazione della riforma del sistema penitenziario , che dovrebbe compiersi entro il 2005.

Il codice consta di 190 articoli. La parte generale ne comprende 24 e si articola in tre capitoli , dei quali il primo disciplina le disposizioni generali ( artt. 1- 9), il secondo disciplina lo stato giuridico dei condannati ( artt. 10 – 15 ) ed il terzo disciplina gli istituti e gli organi che eseguono la pena ed il controllo sulla loro attività ( artt. 16 – 24) .La parte speciale comprende 166 articoli ripartiti in 7 titoli e 21 capitoli ,e disciplina sin nei dettagli le modalità di esecuzione di ogni singola specie di pena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1]  Già Addetto presso l’ Ambasciata italiana in Mosca.

[2] Per una rassegna dei principali istituti e delle fattispecie criminose più qualificanti del codice penale russo attualmente in vigore , e per un’ analisi del codice penitenziario e cenni di genere comparatistico vgs. FORTUNA-TODINI “ La riforma del diritto penale e penitenziario della Federazione Russa . Cenni comparatistici al progetto italiano di riforma del codice penale” , Rassegna penitenziaria e criminologica , gennaio-dicembre 2001 , pagg. 37 e segg. 

[3] Vgs. per la composizione della Commissione N.V. RIASANOVSKY “Storia della Russia” , Bompiani 1997, p.262.

 

[4] Pare opportuno accennare che Caterina II nacque non in Russia ma a Stettino nel 1729 , nella nobile ma non influente famiglia di un generale dell’ esercito prussiano ( il principe Cristiano Augusto di Anhalt- Zerbst ) . Ella stessa ammise di avere sposato il futuro zar Pietro III al solo scopo di detronizzarlo e di impadronirsi della corona imperiale , cosa che le riuscì alla perfezione ( v. E. DONNERT , “La Russia degli zar” EGIG 1992 , pp. 187-188 ).

[5] Vgs. a tal proposito I. JUMASEV , “ I Russi e l’ Italia” ,  Banco Ambrosiano Veneto 1995 , p. 26.

[6] Vgs. T.A. KOSTAREVA , “Ugolovnoe Pravo Rossii” , parte generale . Mosca 1997

[7] Vgs. R. ZORZI ,”Cesare Beccaria” , Mondadori 1996 , prefazione.

[8] Per l’ articolazione dell’ “Istruzione” vgs. I . JUMASCEV , op.cit. , pp. 25-26

 

[9] Vgs. N.V. RIASANOVSKY , op.cit. , p.262

 

[10] vgs. E.DONNERT , op.cit., p.198

[11] Vgs. ZORZI – JUMASEV , opere citate.

[12] Il contenuto dell’ “Istruzione” di Caterina II costituiva difatti segreto di stato.

[13] JUMASEV ,op.cit. , p. 27

[14] vgs. PONOMARJOV , “Ugolovno-Ispolnitel’noe pravo” ,Mosca 2000 ,op.cit. ,p.36

[15] tra le riforme a carattere sociale più importanti va ricordata la soppressione della servitù della gleba.

[16] Vgs. N.V. RIASANOVSKJ , op. cit. , p. 378

[17] Vgs. W.E. BUTLER  , “Criminal Code of the Russian Federation” , Simmonds & Hill 1999.

[18] Fonte: archivio storico della Duma di Stato della Federazione Russa.

[19] T.NAPOLITANO , “Vocabolario giuridico russo-italiano”, prefazione , Giuffrè 1981.

[20] Vgs. T.NAPOLITANO , op.cit. , UTET 1975 , pp. 3 segg.

[21] Lenin stesso definì lo Stato sovietico un “semistato” destinato a dissolversi una volta eliminati i nemici di classe. Ed ipotizzò  che gli stessi cittadini avrebbero , nella futura società comunista ,consapevolmente supplito alla mancanza di norme codificate  pervenendo direttamente a dirimere quei minimi conflitti che sarebbero potuti insorgere , così come i passanti separano due persone che litigano in strada. Vgs. NAPOLITANO , “La politica criminale sovietica” , Cedam 1936.

[22] Con gli articoli 1 e 6 del codice il cui contenuto penale della RSFSR del 1926 vennero così determinati gli scopi della legislazione penale ( art. 1)   ed il concetto di reato ( art. 6 ):

art. 1 – La legislazione penale della RSFSR ha per iscopo la difesa dello Stato socialista degli operai e dei contadini e dell’ ordine ivi stabilito , contro le azioni socialmente pericolose … omissis… ; 

 art. 6 – Si considera socialmente pericolosa ogni azione od omissione diretta contro il regime sovietico o contro l’ ordine giuridico instaurato dal Governo degli operai e dei contadini per il periodo di passaggio al regime comunista…omissis

Il codice penale della RSFSR del 1961 confermò , sostanzialmente , tali concetti:

Art. 1 – Il codice penale della RSFSR ha come scopo la difesa del regime sovietico statale e sociale , della proprietà socialistica , della personalità e dei diritti dei cittadini , nonché dell’ intero ordinamento giuridico socialista , da qualsiasi attentato criminoso.

Art. 7 – Si considera  reato ogni fatto socialmente pericoloso previsto dalla parte speciale del presente codice (azione od omissione) che minacci il regime sovietico sociale o statale , il sistema dell’ economia socialista ,la proprietà socialistica , la persona , i diritti politici , del lavoro , patrimoniali e di ogni altra natura dei cittadini , e così pure ogni altro fatto socialmente pericoloso , previsto dalla parte speciale del presente codice , che  minacci l’ ordinamento giuridico socialistico.

Traduzioni di Tomaso NAPOLITANO.

                                                                                                                             

 

[23] Veggasi difatti , nella precedente nota 22 , come il reato venga dalla legislazione penale sovietica considerata “azione socialmente pericolosa”.

[24]  Ogni concezione vendicativa od affittiva della sanzione penale venne abiurata  già con  “Principi direttivi di diritto penale della Repubblica sovietica russa “ del 1919 , sui quali si tornerà più avanti , ed ove (art. 10 ) viene specificato che la sanzione va intesa come misura di difesa  della società , che “ non deve causare al delinquente sofferenze inutili e superflue”.  La politica criminale sovietica , inoltre , tese a considerare il lavoro dei condannati come un utile strumento di correzione e di rieducazione  . Tali orientamenti , eccezion fatta per i periodi staliniani più bui ,vennero confermati nel tempo ( veggasi l’ articolo 20 del codice penale della RSFSR del 1961).   

[25] Tale denominazione resisterà sino al 1934 , quando una legge dell’ URSS dell’ 8 luglio , relativa al reato di tradimento della patria ,adopera il termine “pena”. In tale epoca lo stesso commissario del popolo per la giustizia KRILENKO  criticò , nel suo progetto di riforma del codice penale del 1935 , l’ impiego del termine misura di difesa sociale   in quanto esso era stato “ tolto alla scienza giuridica italiana “ e doveva ritenersi “ estraneo al diritto proletario”.

[26] Vgs. NAPOLITANO , “La politica criminale sovietica” , Cedam 1936 ;  “ Le systeme penal sovietique” con prefazione di Marc ANCEL , Librairie Generale de Droit et de Jurisprudence , Parigi 1972 .  Vgs. altresì alla nota 25 l’ assunto , scarno ma altamente significativo , del commissario del popolo alla giustizia di Stalin , KRILENKO.

[27] Art. 16 : “ Per qualsiasi azione ritenuta socialmente pericolosa ma non prevista dal presente codice , il fondamento de i limiti della responsabilità si desumono dagli articoli del detto codice che prevedono delitti di indole analoga” . Traduzione di T. NAPOLITANO.

[28] Va precisato , in prospettiva politica , che in tale periodo all’ ideale cammino verso la società senza strutture sovrastanti – quindi , senza neppure il partito comunista…- iniziava più realisticamente ad essere preferita una struttura sociale nella quale il Partito conservasse il proprio ruolo  guida.

[29] L’ abrogazione dell’ analogia in materia penale venne disciplinata , nel codice della RSFSR del 1961 ,al secondo comma dell’ articolo 1  : “ Per l’ attuazione del suo scopo il codice penale della RSFSR determina quali fatti socialmente pericolosi si debbano considerare reati e stabilisce le pene applicabili alle persone che abbiano commesso dei reati “ . L’ articolo 7 della stessa norma poi , nel  fornire la nozione di reato , si riferisce a fatto socialmente pericoloso  “ previsto nella parte speciale del presente codice” . Vedasi sopra la nota 22. 

[30] “Le systeme penal sovietique” , op.cit. , Parigi 1972.

[31]  Pericolosi , quindi ,per il costituendo regime comunista.

[32] “Le systeme penal sovietique “ , op.cit. , Parigi 1972.

[33] Codice penale della RSFSR del 1926 , art. 6 .

[34] Codice penale della RSFSR del 1961 , art. 50.

[35] T. NAPOLITANO , op.cit. , Cedam 1936 . Relativamente all’ art. 6 citato dal predetto Autore , trattasi di norma del codice penale della RSFSR del 1926 , parzialmente riportata in nota 22 .  

[36] Traduzione di T. NAPOLITANO.

[37] Articolo 14 del codice penale della RSFSR del 1961.

[38] Soprattutto disposizioni del commissariato del popolo alla giustizia , ma anche le sentenze dei tribunali del popolo , alle quali un decreto del 30 –11-1918 attribuì la forza di fonte del diritto qualora, nell’ applicare le leggi del governo , valutino , secondo la propria coscienza giuridica socialista , che “ manchino , o siano incompleti , tali testi di legge”. Vgs. T.NAPOLITANO , op.cit. , Cedam 1936.

[39] A titolo esemplificativo , le difficoltà iniziali incontrate dai legislatori sovietici nella strutturazione di solidi principi giuridici generali  ben si palesano quando si esaminano i vari provvedimenti  succedutisi a modifica dell’ età minima per la quale il minore va considerato penalmente responsabile ( vedasi “ Le systeme penal sovietique “ op.cit. , Parigi 1972). Inizialmente , con decreto del soviet dei commissari del popolo della RSFSR del 4 gennaio 1918 , venne stabilito che i maggiori di diciassette anni avrebbero dovuto considerarsi pienamente responsabili per i fatti di natura penale , mentre i  più giovani avrebbero dovuto , in caso di commissione di fatto socialmente pericoloso , essere inviati presso la commissione per gli affari dei minori. I “Principi direttivi di diritto penale della repubblica sovietica russa” del 1919 , sui quali si tornerà più avanti , stabilirono la non imputabilità per i minori di quattordici anni , la piena imputabilità per i maggiori di diciotto anni  ed un’ imputabilità  proporzionale alla consapevolezza della gravità del fatto che si stava commettendo per i maggiori di quattordici  e minori di diciotto. Con il codice penale del 1922 la responsabilità per fatti penali venne abbassata a sedici anni ; i fatti commessi dai minori di sedici anni venivano esaminati dalla commissione per gli affari dei minori la quale , ove lo avesse ritenuto opportuno , avrebbe potuto investire il tribunale per i casi più gravi concernenti i minori tra i quattordici ed i sedici . Tale ultima possibilità venne rimossa con provvedimento del 1929 , che cristallizzò quindi definitivamente a sedici anni l’ età dalla quale iniziava la responsabilità penale.

In seguito , anche tale istituto subì le influenze dello stalinismo nonché delle tremende esigenze scaturite  dalla seconda guerra mondiale .Con decreto del presidium del soviet supremo dell’ URSS del 31 maggio 1941 la responsabilità penale venne , in tutta l’ Unione Sovietica , abbassata a quattordici anni , mentre per gli atti più gravi venne portata addirittura a dodici anni.

 Con i codici adottati sulla base dei “Principi” pansovietici  emanati nel 1958 , sui quali si tornerà più avanti , la responsabilità penale venne di nuovo innalzata a sedici anni , con abbassamento a quattordici per  alcuni gravi reati. 

[40]  La costituzione dell’ URSS avvenne formalmente sulla base di adesioni volontarie da parte di ciascuna delle predette repubbliche , le quali avrebbero ciascuna conservato – almeno nominalmente – la propria sovranità.

[41] Il commissario alla giustizia dell’ epoca , KRYLENKO , teorizzava la meccanicità dell’ inasprimento della repressione penale onde conseguire in anticipo la completa eliminazione dei nemici di classe. Costui inoltre , in un proprio progetto del 1930 , propose l’ adozione di un codice penale senza parte speciale , ove il giudice avrebbe potuto in concreto valutare , sulla base dei principi generali e della propria coscienza giuridica socialista , se un fatto fosse meritevole o meno di sanzione.

[42] Vgs. PONOMARJOV , “Ugolovno- ispol’nitel’noe pravo” , Mosca 2000 . Il 16 ottobre 1924 venne adottato il primo “codice correzionale-lavorativo” della storia della Russia ; in tale denominazione trovò riflesso l’ indirizzo più importante della strutturanda politica penitenziaria sovietica , cioè la considerazione del lavoro come uno dei mezzi fondamentali di correzione e di rieducazione , anche politica , dei condannati , che indusse il commissariato popolare alla giustizia ad introdurre , con disposizione del 24 gennaio 1918 , il “lavoro socialmente utile”. Tale indirizzo trovò conferma nei contenuti dell’ Istruzione temporanea “Sulla privazione della libertà come tipo di pena e sulla procedura di sua espiazione “, emanata il 23 luglio 1918 sempre dal precitato commissariato .  Con il codice del 1924 si tese , tra l’ altro , a promuovere una più incisiva azione di prevenzione dal compiere i reati  , ad accompagnare l’ esecuzione della pena con misure correzionali-lavorative ed a favorire l’ ulteriore sviluppo della rete degli istituti correzionali-lavorativi.

Il 28 marzo 1928 venne adottata la disposizione del supremo comitato esecutivo centrale e del soviet dei commissari del popolo “Sulla politica punitiva e sullo stato dei luoghi di carcerazione” che , tra l’ altro , puntualizzò la necessità di un approccio differenziato ai rei nonché l’ esigenza di eliminare alcune carenze sussistenti.

Più avanti , l’ influenza dello stalinismo iniziò a condizionare fortemente anche la normativa del settore. Con disposizione del comitato esecutivo centrale e del soviet dei commissari del popolo del 6 novembre 1929 venne introdotta la privazione della libertà nei campi correzionali-lavorativi in luoghi remoti dell’ URSS onde favorire , con l’ isolamento ed il lavoro , l’ adattamento dei condannati a tale pena alle condizioni della convivenza socialista.

Il  1° agosto 1933 venne emanato il nuovo Codice correzionale-lavorativo . Tale atto normativo ben riflette il ritorno ad atmosfere di quindici anni prima quando , in condizioni di piena guerra civile , con disposizione del soviet dei commissari del popolo del 5 settembre 1918 “Sul terrore rosso”  si intese difendere il neonato stato sovietico  impiegando misure repressive estreme nei confronti di coloro che fossero stati riconosciuti nemici di classe : difatti con il codice del 1933  venne individuato nella difesa della dittatura del proletariato dagli attentati dei nemici di classe il principale compito della politica criminale (articolo 1) , e partendo da ciò  vennero evidenziati gli scopi della politica correzionale-lavorativa: porre i condannati in condizione di non commettere atti pregiudizievoli all’ edificazione socialista , e rieducare e riadattare gli stessi tramite l’ indirizzo del lavoro verso scopi socialmente utili.

Nello stesso periodo , la funzione  di infliggere sanzioni penali venne attribuita ad organi del potere pubblico diversi dai tribunali , e la regolamentazione dell’ esecuzione delle pene operata dal Codice iniziò ad essere modificata da semplici atti normativi ministeriali.

Con la morte di Stalin vennero gradualmente abbandonate le più estreme manifestazioni dittatoriali , e ciò portò conseguenze anche nel ramo del diritto. Con disposizione sui campi correzionali lavorativi e sulle colonie del Ministero degli Interni dell’ URSS approvata nel 1954 venne tolta efficacia a molti dei precitati atti normativi ministeriali .

Il pieno ripristino della regolamentazione su basi legislative dell’esecuzione delle pene si ebbe con l’ entrata in vigore del Codice correzionale-lavorativo della RSFSR il 10 dicembre 1970 , rimasto in vigore sino al 1997.

 

[43] Vgs. precedente nota 25 ; è con la legge dell’ URSS dell’ 8 luglio 1934 sul tradimento contro la patria che il termine “pena” torna ad essere impiegato.

[44] Vedi U.A. USMANOV , “Kommentarij Sledovatelja” , Mosca  1999. ,p. 3

[45] L’ U.R.S.S. si definiva Stato federale , costituito dall’ unione volontaria di Repubbliche Socialiste Sovietiche ( R.S.S. ) sovrane e pari in diritto . Ciascuna R.S.S. ( erano in totale 15 al momento della dissoluzione dell’ URSS) aveva una propria Costituzione ( che non doveva essere in contrasto con quella dell’ URSS ), bandiera ed inno , ed esercitava la propria sovranità su quelle materie che costituzionalmente non erano di competenza dell’ URSS . Per le materie di competenza dell’ URSS, tra le quali si ricomprendeva la legislazione penale,  essa ne determinava i  “ principi fondamentali   di regolamentazione legislativa”   ai quali le R.S.S. ,  al momento di compilare o mutare i propri codici , dovevano  attenersi . (vgs.  T.NAPOLITANO , “Istituzioni di diritto sovietico”, UTET 1975 ,pp. 132 e 133) .

Più in dettaglio , dal periodo staliniano sino al 1957 l’ attività legislativa in ambito  penale e penale processuale rientrava nelle competenze del massimo organo legiferante dell’ URSS ( il Soviet Supremo) , che emanava direttamente anche i codici per ognuna delle Repubbliche . Dopo il 1957, ai Soviet Supremi delle singole R.S.S. è stata nuovamente consentita l’ adozione di  propri codici , in stretta conformità ai sopracitati “principi fondamentali” emanati dal Soviet Supremo dell’ URSS  

Il Comitato Centrale del  PCUS , comunque , esercitava un’ influenza assoluta sull’ attività legiferante del Soviet Supremo.

  

[46] Vgs , alla nota 21, l’ art. 2, 1° comma , della Costituzione della Federazione Russa.

[47] Vgs.  atti del seminario  “Attuali tendenze di sviluppo della politica penale e della legislazione penale “  - Accademia Russa delle Scienze – Mosca , 27-28 gennaio 1994

 

[48] Art. 20

                1 Ognuno ha diritto alla vita.

                2  La pena di morte  d’ ora in poi sino alla sua abrogazione può essere stabilita con legge federale come mezzo eccezionale di pena per reati particolarmente gravi contro la vita , e dando all’ imputato il diritto all’ esame del suo caso da parte di un tribunale con partecipazione di giurati.

Art. 21

                1 La dignità della persona è tutelata dallo stato. Nulla può essere posto a fondamento di una sua diminuzione.

                2 Nessuno deve essere sottoposto a torture, violenze , altri trattamenti o pene crudeli o umilianti la dignità umana. Nessuno può , senza suo spontaneo consenso , essere sottoposto ad esperimenti medici , scientifici o di altro tenore.

Art. 22

1 Ognuno ha diritto alla libertà ed all’ inviolabilità personale.

2 L’ arresto , la carcerazione cautelare , la detenzione sono ammesse unicamente in base a decisione del tribunale. Prima del  provvedimento giudiziario , il soggetto non può essere fermato più di 48 ore.

Art. 23

                1 Ognuno ha diritto all’ inviolabilità della vita privata , al segreto personale e familiare , alla tutela del proprio onore e buon nome.

                2 Ognuno ha diritto al segreto della corrispondenza, delle conversazioni telefoniche , delle comunicazioni postali ,telegrafiche e di altro genere. La limitazione di tale diritto è consentita unicamente sulla base di provvedimento giudiziario.

 

 

[49]Art.45

                1  E’ garantita la tutela statale dei diritti e delle libertà della persona e del cittadino nella Federazione Russa.

                2  Ognuno ha il diritto di difendere i propri diritti e libertà con tutti i mezzi non vietati dalla legge.

Art. 46

1  Ad ognuno è garantita la tutela giudiziaria dei propri diritti e delle proprie libertà.

                2  I provvedimenti e gli atti ( o le inattività ) degli organi statali , degli organi di autonomia locale , delle unioni sociali e dei pubblici ufficiali possono essere impugnati in tribunale.

                 3  Ognuno è in diritto , conformemente agli accordi internazionali  della Federazione Russa , di rivolgersi agli organi interstatali per la tutela dei diritti e delle libertà della persona se tutti i mezzi interni di tutela giudiziaria  sono stati esperiti.

Art. 47

                1  Nessuno può essere privato del diritto all’ esame del proprio caso in quel tribunale e da quel giudice alla giurisdizione dei quali è assegnato dalla legge.

                2  L’ imputato della commissione di un reato ha il diritto all’ esame del proprio caso da un tribunale con partecipazione di giurati nei casi previsti dalla legge federale.

[50] Art. 48

                1   Ad ognuno è garantito il diritto al ricevere assistenza legale qualificata. Nei casi previsti dalla legge viene fornita assistenza  legale gratuita.

                2  Ogni fermato , detenuto in via cautelare , imputato della commissione di un reato ha il diritto all’ assistenza di un avvocato ( difensore ) dal momento del fermo , della detenzione cautelare o della formulazione dell’ imputazione. 

Art. 49

                1  Ogni imputato di commissione di reato si considera non colpevole sino a quando la sua colpevolezza non venga dimostrata secondo la procedura prevista dalla legge federale e stabilita da sentenza del tribunale passata in giudicato.

Art. 50

                1  Nessuno può essere più volte condannato per lo stesso reato.

                2  Nell’ applicazione della giustizia non è ammesso l’ utilizzo di prove raccolte in violazione alla legge federale.

                3  Ogni condannato per reato ha diritto al riesame della sentenza da parte di un tribunale superiore secondo la procedura stabilita dalla legge federale , ed ha anche diritto a chiedere la grazia od una attenuazione della pena.

[51] Art. 51

                1  Nessuno è obbligato a testimoniare contro se stesso , il proprio coniuge ed i prossimi congiunti ,la cerchia dei quali è determinata dalla legge federale.

                2  Con legge federale possono stabilirsi altri casi di di esenzione dall’ obbligo di rendere dichiarazioni testimoniali.

[52] Art. 52

                I diritti delle vittime di un reato o di un abuso di potere sono tutelati dalla legge. Lo stato fornisce alle vittime l’ accesso alla giustizia e la compensazione al danno causato.

Art. 53

                Ognuno ha diritto al risarcimento da parte dello stato del danno causato dagli atti ( o dalle inattività ) degli organi del potere statale o dei loro pubblici ufficiali.

[53] Ai sensi dell’ art. 107 della Costituzione il Presidente della Federazione può rigettare una legge federale adottata dalla Duma , la quale procede al suo riesame . Se il testo respinto viene di nuovo adottato dalla Duma a maggioranza non inferiore ai due terzi , il Presidente lo sottoscrive e lo approva  nel termine di 14 giorni.

[54] Tale decreto presidenziale va inteso come espressione del diritto di iniziativa legislativa , riconosciuto al Presidente della Federazione Russa dall’ art. 104 ,1° comma della Costituzione.

[55] Vgs. IGNATOV,op.cit. , parte speciale.

[56] “La legge penale fondamentale della Federazione Russa si caratterizza per la cosiddetta riserva di codice : nel senso che ,tendenzialmente , non dovranno essere approvate leggi penali speciali a valenza autonoma. Il codice , infatti , comprende ampi settori del diritto penale complementare , quali il diritto penale commerciale , il diritto penale del lavoro , il diritto penale dell’ ambiente ,che nel diritto italiano sono regolati da una complessa e non di rado farraginosa normativa speciale.La pluridimensionalità della sanzione , contemplando il codice tredici specie di sanzioni , costituisce altra caratteristica fondamentale che si riflette sul modello di esecuzione penale.La presenza di comuni elementi di ispirazione , che segna il movimento per la riforma dei codici nei paesi occidentali , ha reso opportuno il confronto con il più recente Progetto di riforma del codice penale italiano.” FORTUNA-TODINI , op.cit, sommario.

[57] “ ( nel nuovo codice penitenziario , n.d.r.) …è dato cogliere un divario netto tra l’ enunciazione di principi di fondo – primo quello della rieducazione del condannato – con l’ affermazione di un insieme  di situazioni subiettive qualificabili come diritti del soggetto sottoposto ad esecuzione penale , e la sostanziale mancanza di garanzie volte alla attuazione concreta di siffatte indicazioni di principio …” FORTUNA – TODINI , op. cit , pag. 98.

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